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Emozioni Sudafricane e relax a Mauritius

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Questo faro è il più antico, costruito nel 1859; ce n’è un altro costruito successivamente nel 1914 sul picco inferiore.

Il motivo di avere due fari praticamente nello stesso posto ma a due altitudini differenti (il vecchio faro si trova a 262 metri sul livello del mare, il nuovo a 87 metri sul livello del mare) dipende da due fattori.

Il vecchio poteva essere visto "troppo in anticipo" dalle navi che circumnavigavano la punta verso est, facendole accostare troppo rapidamente. In secondo luogo, i manti di nebbia spesso prevalgono ai livelli più alti, rendendo invisibile alla navigazione il vecchio faro. Il 18 aprile 1911, il transatlantico portoghese Lusitania si incagliò a sud di punta del Capo, su Bellows Rock, proprio per questo motivo, il che incoraggiò il trasferimento del faro su una quota più bassa.

Il nuovo faro non può essere visto da ovest fino a quando le navi non si trovano a una distanza di sicurezza a sud. La luce del nuovo faro di punta del Capo è la più potente della costa sudafricana, estendendosi su un raggio 55 miglia.

Lo si scorge appena appena sul profilo del picco

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E’ piuttosto difficile vederlo dall’alto poiché rimane parzialmente nascosto dal promontorio stesso su cui è stato costruito.

Tutta la costa da Langkop fino a Cape Agulha è coperta dalla presenza di 5 importanti fari.

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Scendiamo per raggiungere la spiaggia che si trova tra la base del Capo di Buona Speranza.
 
Il mare è sempre più burrascoso e si infrange con violenza sulla costa. Sugli scogli di fronte alla spiaggia scorgiamo un cormorano che sembra godersi il forte vento e un gruppo di otarie che si contendono lo spazio con un gruppo di altri cormorani.



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Alcune persone, incoscienti a mio parere si sono arrampicate sulle rocce per fotografare le onde e solo per fortuna qualcuno non è stato trascinato via.


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Sulla spiaggia si trovano questi che sembrano tubi di gomma. Si tratta di alghe giganti chiamate volgarmente “kelp gigante” e il cui nome scientifico è Macrocystis pyrifera.

E’ la più grande delle alghe brune raggiunge facilmente i 30 metri di altezza ma alcuni esemplari possono arrivare anche a 50 metri. Il fusto cavo, proprio come un tubo, ne permette il galleggiamento verso la superficie e le “foglie” si sviluppano nella parte più vicina alla superficie dell’acqua.

Queste alghe sono ricche di alginati che vengono utilizzati come addensanti nell’industria alimentare e cosmetica. Queste alghe vengono anche usate per produrre mangimi.

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Siamo ripartiti risalendo lungo la False Bay. La baia deve il proprio nome (che significa "baia falsa") al fatto che spesso i naviganti olandesi provenienti dalle Indie la scambiavano per la baia della Tavola, la baia di Città del Capo, dove si poteva fare scalo e rifornirsi. Pare che il motivo di questo errore sia il fatto che Cape Hangklip ha una forma abbastanza simile a quella del Capo di Buona Speranza che costituisce l'estremità meridionale della Penisola del Capo. La Falsa Baia è la più grande baia naturale del Sudafrica e una delle più grandi del mondo.

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Intanto smette di piovere e in cielo compare un bellissimo arcobaleno.

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Raggiungiamo il ristorante dove consumeremo un ottimo pranzo a base di pesce e che si trova proprio sulla scogliera da dove ad un certo punto si vede una balena. Sta per iniziare la stagione della riproduzione di questi grandi mammiferi e i primi ad arrivare sono i maschi.

Purtroppo siamo molto lontani e non ho a portata di mano la macchina fotografica con lo zoom e questo è il meglio che sono riuscita a fare con il cellulare.

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Ci prepariamo a ripartire mentre il cielo un po' più sereno fa risaltare i colori del mare

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Prossima meta la colonia di pinguini di Boulder's Beach; una breve passeggiata e accediamo alla spiaggia

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Si tratta di pinguini di Magellano, gli stessi che avevo già visto in Patagonia (https://forum.crocieristi.it/threads/patagonia-alla-ricerca-dellorologio-dimenticato.52122/page-2); la differenza è che là era una vera colonia “selvaggia” mentre qui ho avuto l’impressione che questi pinguini siano tenuti qui apposta per i turisti alimentandoli e mettendo a loro disposizione nidi artificiali.

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Anche qui incontriamo le procavie, molto più abituate al contatto con l’uomo rispetto a quelle viste in precedenza. Si lasciano fotografare da molto vicino continuando a mangiare tranquillamente.

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Ci sono anche questi merli con le penne delle ali di colore rosso che si palesano durante il volo.

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Continuiamo lungo la falsa baia dove incontriamo un faro: si tratta del faro di Roman Rock a circa 1,5 km al largo di Simon's Town. È il solo faro sudafricano a non trovarsi sulla terraferma: infatti è stato eretto su uno scoglio, che viene completamente sommerso dall'alta marea, per segnalare la presenza di rocce pericolose per la navigazione.

La torre in ferro venne prefabbricata in Inghilterra e quindi spedita a Simon's Town per l'installazione. I lavori di costruzione iniziarono nel 1857, ma i venti forti e le alte maree resero impossibile lavorare per più di sette giorni per ogni mese, per cui il cantiere si protrasse per 4 anni ed il faro fu terminato solo nel 1861. La luce ad acetilene è stata accesa per la prima volta il 16 settembre dello stesso anno.

Nel 1919 il faro fu completamente automatizzato, e da allora non è più necessaria la presenza di personale. Recentemente è stata aggiunta una piattaforma per l'atterraggio degli elicotteri, in quanto l'accesso via mare è reso difficoltoso dai numerosi scogli che lo circondano.

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Lungo la strada si trovano numerose costruzioni militari e caserme in quanto a Simon’s Town si trova la base della Marina Militare Sudafricana.

Ormai è ora di rientrare a Cape Town. Ancora qualche scatto lungo il tragitto.

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Arrivati in città passiamo a fianco all’ospedale dove Il chirurgo sudafricano Christiaan Barnard riuscì a effettuare con successo il primo trapianto di cuore. In tutto il mondo questo evento fu considerato uno dei più grandi successi della medicina ma in Sudafrica sollevò moltissime polemiche. L’uomo che ricevette il cuore era un bianco mentre la donatrice era una ragazza nera morta a seguito di un incidente stradale. L’opinione pubblica condannò il fatto per due motivi: il primo che un uomo aveva ricevuto il cuore di una donna e il secondo che un bianco aveva ricevuto il cuore di un nero.

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La giornata e il racconto continuano sul Water Front........
 
Quando andammo noi a vedere i pinguini non c’erano i nidi “artificiali” ma quelli creati da loro e c’era una passerella per ammirarli senza disturbarli troppo ed era un continuo andirivieni al mare per procurarsi il cibo
 
Quando andammo noi a vedere i pinguini non c’erano i nidi “artificiali” ma quelli creati da loro e c’era una passerella per ammirarli senza disturbarli troppo ed era un continuo andirivieni al mare per procurarsi il cibo
Anche adesso ci sono le passerelle e i nidi artificiali sono stati aggiunti per favorire la nidificazione di questi uccelli che da qualche anno stanno diminuendo lentamente ma costantemente.
 
Invece di rientrare in hotel chiediamo che ci lascino al Waterfront, così da iniziare ad esplorare questa zona della città dove, ci hanno detto, si può girare tranquillamente.

In effetti tutta la zona è presidiata da numerosi poliziotti e agenti di sicurezza.

Il Waterfront è una zona del porto recuperata nel 1988 a scopo turistico-commerciale. Qui si trova un enorme centro commerciale, moltissimi ristoranti, negozi, musei, costruzioni di epoca coloniale e una ruota panoramica.

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La Torre dell'Orologio in stile gotico vittoriano è un'icona del vecchio porto di Città del Capo. Era l'ufficio originale del Capitano di Porto; è stata costruito nel 1882. Le finestre gotiche a punta circondano la struttura, con un orologio, importato da Edimburgo, come elemento principale. Le pareti rosse sono dello stesso colore del XIX secolo.


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Gironzoliamo un po’ mentre cala la sera ed è ora di andare a cena.

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Scegliamo un ristorante che ci è stato consigliato da Dido, la guida che ci accompagna qui a Cate Town.

Ordiniamo uno spiedo con carne di struzzo, antilope, facocero e zebra: non ci capiterà più di assaggiarli…..

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Dopo cena andiamo a prendere la navetta che ci riporta in hotel….

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Allestimento serale della hall
 
23 giugno

Inizia il nostro settimo giorno in Sudafrica. Partiamo alla volta delle montagne che circondano la città: la Table Mountain (la più famosa), il Picco del Diavolo e la Testa del Leone.

Table Mountain è un rilievo alto 1086 metri e sostanzialmente piatto sulla sommità da cui deriva il nome. Spesso la sua cima è avvolta nella nebbia e anche oggi è così. C’è una funivia costruita la prima volta nel 1929 e completamente rinnovata nel 1997 che sale in cima alla montagna a soli 19 metri dal punto più alto.

Avremmo dovuto prenderla anche noi ma quando siamo arrivati abbiamo scoperto che era chiusa a causa del maltempo e del forte vento: peccato ma la sicurezza prima di tutto e poi da lassù non avremmo visto nulla.

Dalla strada scattiamo questa fotografia della città

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Ci siamo spostati verso la Testa del Leone alta 669 metri. Viene chiamata così perché da una particolare angolazione sembra la testa di un leone coricato. Da questo punto si gode di una bellissima vista sulla città.

Da qui si vede anche Robben Island, un’isola che si trova a circa 13 km al largo di Cape Town. Sin dalla fine del XVII secolo, Robben Island venne adibita dai coloni europei a carcere; tra i suoi primi ospiti fissi c'erano capi politici provenienti da varie colonie olandesi, inclusa l'Indonesia.

Dal 1836 al 1931 l'isola fu utilizzata come colonia per lebbrosi, e nel XX secolo divenne tristemente nota come carcere per prigionieri politici nel periodo dell'apartheid. Famosi tra questi vi furono Nelson Mandela. Qui Mandela trascorse i primi 18 anni della sua prigionia.

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Il Metropolitan Golf Club che è uno dei più antichi del Sudafrica, fondato nel 1895.

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Il Cape Town Stadium è un impianto sportivo polivalente; fu costruito nel 2009 con il nome di Green Point Stadium ma nel 2010, in occasione dei Mondiali di Calcio del 2010, gli fu cambiato nome.

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Nel 1760 un Olandese di nome de Waal comprò dei lotti di terreno alle pendici del Signal Hill, la collina che sovrasta il centro di Cape Town, allo scopo di edificarvi alcune abitazioni per i propri schiavi. Tra il 1790 e il 1825 vennero costruite altre case per alloggiare i numerosi schiavi provenienti dall’Indonesia e dalla Malesia (da cui quartiere malese) e per i commercianti e artigiani che iniziarono ad insediare qui le loro attività.

La maggior parte della popolazione era, ed è ancora oggi, mussulmana per cui nel quartiere sono presenti ben 5 moschee.

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Questa è la Moschea Shafee costruita nel 1847; si trova alla fine di via Chiappini. Antonio Chiappini era un italiano che arrivò in città nel 1803 ed aprì un’importante impresa commerciale; suo figlio divenne un chirurgo molto stimato; siccome entrambi si chiamavano Antonio non è chiaro a quale dei due sia dedicata la strada.

Quando nel 1834 venne abolita la schiavitù dagli Inglesi, molti degli schiavi che abitavano qui riscattarono le case divenendone i legittimi proprietari.

Durante l’apartheid si cercò di spostare queste persone in zone più periferiche della città come era stato fatto con la gente di colore ma gli abitanti del quartiere si rifiutarono mostrando tutti gli atti di proprietà risalenti alla prima metà dell’800 e riuscirono a restare qui.

Da qualche anno, però, questa zona è diventata molto appetibile dal punto di vista immobiliare essendo vicinissima al centro città e al Water Front e per questo motivo molti stanno vendendo e il quartiere sta perdendo piano piano il suo carattere distintivo.

Il quartiere attira anche moltissimi turisti per le case coloratissime

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Abbiamo assaggiato i koesisters: si tratta di frittelle ricoperte di sciroppo o di miele e poi rotolate nel cocco. Sono tipiche di questo quartiere.

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Ma siamo solo a metà della mattina e la giornata è ancora lunga. Partiamo per Franschhoek, nella zona dei vigneti ad est di Cape Town.

Lungo la strada ci fermiamo di fronte ai cancelli del carcere di massima sicurezza di Drakenstein dove, l’11 febbraio del 1990 Nelson Mandela riconquistò la libertà dopo 27 anni di prigionia, di cui 18 trascorsi su Robben Island.

Una statua ricorda il giorno della sua liberazione.

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Arriviamo infine a Franschhoek. Il nome in afrikaans significa letteralmente “l’angolo francese” ed in effetti tutto qui ricorda la Francia: i nomi dei negozi, i nomi delle vie e i vitigni che in origine furono importati qui proprio dai Francesi.

Fu fondata nel 1688 dai rifugiati francesi ugonotti provenienti dai Paesi Bassi, in fuga dalle loro terre di origine, a seguito della revoca dell'Editto di Nantes da parte del sovrano francese Luigi XIV. I coloni costruirono le prime fattorie e contribuirono allo sviluppo della coltivazione della vite, attribuendo alle varie aree i nomi dei loro luoghi di provenienza quali La Motte, Chamonix, Provence.

Il territorio collinare si addiceva alla coltivazione della vite ma non c’era legname adatto per le botti o sugheri per la produzione di tappi. Le botti furono importate direttamente dalla Francia e ancora oggi arrivano dall’Europa e in parte dagli Stati Uniti d’America; furono introdotte anche le querce da sughero.

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