DrPianale
Co-Fondatore
CDO
L’INDISCREZIONE
OSSIGENO PER FINCANTIERI,
NUOVA NAVE DA CARNIVAL
http://shippingonline.ilsecoloxix.it/p/ ... ieri.shtml
Da ieri, la notte dei cantieri navali italiani è un po’ meno buia. E forse, questo è l’inizio di una ripresa sofferta, agognata. Anche se comunque, è davvero troppo presto per tornare a parlare di cantieri senza provare una forte sensazione di inquietudine e di incertezza per il futuro.
Tant’è. Il gruppo di Stato Fincantieri ha intascato un nuovo ordine. Il primo di questo 2009 maledetto, che in un colpo ha spazzato via le certezze di un settore che pareva destinato a una crescita inarrestabile, e che invece aveva i piedi d’argilla. Ora, potrebbe essere l’occasione del riscatto, o almeno della ripartenza. Il committente è sempre lui, quel Micky Arison padrone della Carnival, la più grande società crocieristica del mondo. L’indiscrezione raccolta ieri sera dal Secolo XIX è arrivata proprio dai grattacieli d’Oltreoceano. Carnival costruirà per il suo marchio ammiraglio la terza gemella della classe Dream. Il cantiere che si aggiudica la commessa è di nuovo quello di Monfalcone, dal quale è già uscita la “Dream”, e dove è in costruzione “Carnival Magic”, che entrerà in servizio nel 2011. La terza unità dovrebbe quindi avere le stesse caratteristiche delle prime due: circa 130 mila tonnellate di stazza, 3.700 passeggeri. Insomma, parecchio lavoro. E fino al 2012, anno previsto per il varo. L’accordo c’è, e salvo imprevisti l’annuncio ufficiale dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Forse già oggi.
Per ora, bisogna capire quali siano le strategie di Carnival. La società americana è stata compagna fedele di Fincantieri per anni e anni. Anzi, si può dire che gli americani siano a tutti gli effetti artefici del successo del gruppo guidato da Giuseppe Bono, che nel tempo è diventato il primo costruttore mondiale di navi da crociera.
Ma nonostante la nuova commessa, bisogna capire quali siano le strategie di Arison nel dopo-crisi. Soprattutto, c’è la spada di Damocle della commessa tedesca, i famosi contratti per la costruzione di due navi che proprio i media teutonici continuano a sbandierare per certi. Sicurissimi. Già nel cassetto di qualche ufficio a Papenburg, sede dei Meyer Werft, gli iper-efficienti e iper-produttivi cantieri tedeschi. Quelli ai quali, in barba a ogni pruderie in tema di antitrust, lo Stato tedesco ha pagato una tettoia lunga mezzo chilometro, in modo tale che lì sotto, la produzione vada avanti sempre, giorno e notte, pioggia o non pioggia. In Francia, pare che a sostenere i Chantiers de l’Atlantique, peraltro gestiti da una società coreana, siano state stanziate cifre milionarie.
In Italia non ci sono soldi per i cantieri navali, dove peraltro lavorano 100 mila persone. Però, fino a questo momento, e nonostante il problema della scarsità delle commesse sia ben chiaro agli operatori del settore almeno dall’inizio di quest’anno, non c’è nemmeno una strategia per fare fronte alla crisi. L’Europa avrebbe dovuto muoversi sugli incentivi alla rottamazione di navi con oltre 30 anni, oppure sul refitting delle unità più inquinanti. Ma fino a questo momento non si è fatto nulla.
L’INDISCREZIONE
OSSIGENO PER FINCANTIERI,
NUOVA NAVE DA CARNIVAL
http://shippingonline.ilsecoloxix.it/p/ ... ieri.shtml
Da ieri, la notte dei cantieri navali italiani è un po’ meno buia. E forse, questo è l’inizio di una ripresa sofferta, agognata. Anche se comunque, è davvero troppo presto per tornare a parlare di cantieri senza provare una forte sensazione di inquietudine e di incertezza per il futuro.
Tant’è. Il gruppo di Stato Fincantieri ha intascato un nuovo ordine. Il primo di questo 2009 maledetto, che in un colpo ha spazzato via le certezze di un settore che pareva destinato a una crescita inarrestabile, e che invece aveva i piedi d’argilla. Ora, potrebbe essere l’occasione del riscatto, o almeno della ripartenza. Il committente è sempre lui, quel Micky Arison padrone della Carnival, la più grande società crocieristica del mondo. L’indiscrezione raccolta ieri sera dal Secolo XIX è arrivata proprio dai grattacieli d’Oltreoceano. Carnival costruirà per il suo marchio ammiraglio la terza gemella della classe Dream. Il cantiere che si aggiudica la commessa è di nuovo quello di Monfalcone, dal quale è già uscita la “Dream”, e dove è in costruzione “Carnival Magic”, che entrerà in servizio nel 2011. La terza unità dovrebbe quindi avere le stesse caratteristiche delle prime due: circa 130 mila tonnellate di stazza, 3.700 passeggeri. Insomma, parecchio lavoro. E fino al 2012, anno previsto per il varo. L’accordo c’è, e salvo imprevisti l’annuncio ufficiale dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Forse già oggi.
Per ora, bisogna capire quali siano le strategie di Carnival. La società americana è stata compagna fedele di Fincantieri per anni e anni. Anzi, si può dire che gli americani siano a tutti gli effetti artefici del successo del gruppo guidato da Giuseppe Bono, che nel tempo è diventato il primo costruttore mondiale di navi da crociera.
Ma nonostante la nuova commessa, bisogna capire quali siano le strategie di Arison nel dopo-crisi. Soprattutto, c’è la spada di Damocle della commessa tedesca, i famosi contratti per la costruzione di due navi che proprio i media teutonici continuano a sbandierare per certi. Sicurissimi. Già nel cassetto di qualche ufficio a Papenburg, sede dei Meyer Werft, gli iper-efficienti e iper-produttivi cantieri tedeschi. Quelli ai quali, in barba a ogni pruderie in tema di antitrust, lo Stato tedesco ha pagato una tettoia lunga mezzo chilometro, in modo tale che lì sotto, la produzione vada avanti sempre, giorno e notte, pioggia o non pioggia. In Francia, pare che a sostenere i Chantiers de l’Atlantique, peraltro gestiti da una società coreana, siano state stanziate cifre milionarie.
In Italia non ci sono soldi per i cantieri navali, dove peraltro lavorano 100 mila persone. Però, fino a questo momento, e nonostante il problema della scarsità delle commesse sia ben chiaro agli operatori del settore almeno dall’inizio di quest’anno, non c’è nemmeno una strategia per fare fronte alla crisi. L’Europa avrebbe dovuto muoversi sugli incentivi alla rottamazione di navi con oltre 30 anni, oppure sul refitting delle unità più inquinanti. Ma fino a questo momento non si è fatto nulla.