lulap
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Mercoledì prossimo, 28 marzo, ricorre il settantesimo anniversario dell’affondamento del Galilea.
131 metri di lunghezza, 8.000 tonnellate di stazza, varato nel 1918, il piroscafo Galilea fu requisito per scopi militari durante il secondo conflitto mondiale.
Il 28 marzo 1942 il Galilea partì da Patrasso alla volta dell'Italia.
Faceva parte di un convoglio formato da altri cinque piroscafi (Aventino, Crispi, Italia, Piemonte e Viminale) che in Grecia avevano imbarcato in totale 8.300 alpini della divisione Julia che, terminato il loro turno sullo sciagurato fronte dei Balcani, tornavano in licenza.
Sul Galilea erano imbarcati 1.199 uomini, quasi tutti alpini del battaglione “Gemona”, alcuni bersaglieri, alcuni carabinieri, 99 civili di equipaggio, 16 militari addetti alle artiglierie e alcuni prigionieri greci.
Il convoglio viaggiava in doppia fila, con il Galilea in testa alla fila di dritta. Ai lati del convoglio procedevano alcune torpediniere, dragamine e un incrociatore ausiliario.
Sia le navi militari di scorta al convoglio, sia alcuni velivoli avevamo effettuato ricerche antisommergibile senza rilevare nulla.
Sul fondale era invece in agguato il sommergibile “Proteus” della Marina Britannica.
Alle 22,45 mentre era al traverso di Antipaxo, il piroscafo fu colpito da un siluro nella parte prodiera. Il Galilea sbandò sulla sinistra e si appruò.
A bordo si scatenò il panico. Le altri navi del convoglio e di scorta si dispersero per evitare il siluramento. Restò in zona solo la "Ca' da Mosto" per raccogliere i naufraghi, ma dal piroscafo, nonostante il C.te avesse fatto diramare il "si salvi chi può" nessuno si metteva in mare…..
Erano alpini, equipaggiati con scarponi e abiti pesanti, con poca o nessuna dimestichezza con il mare. Venivano dalle vallate delle Alpi, pochi di loro sapevano nuotare, pochi di loro avevano visto il mare prima di allora. Alla fine i sopravvissuti furono solo 284.
Alcuni superstiti raccontano che gli ufficiali alpini e i cappellani rimasero in quelle ore insieme ai loro uomini per intonare canti di montagna e inni alla Patria.
Alle 3,40 il piroscafo si inabissò.
Finì così la storia del “Galilea” e di quasi mille alpini che, scampati alle battaglie sui Balcani, tornavano in licenza e trovarono la morte in mare.
131 metri di lunghezza, 8.000 tonnellate di stazza, varato nel 1918, il piroscafo Galilea fu requisito per scopi militari durante il secondo conflitto mondiale.
Il 28 marzo 1942 il Galilea partì da Patrasso alla volta dell'Italia.
Faceva parte di un convoglio formato da altri cinque piroscafi (Aventino, Crispi, Italia, Piemonte e Viminale) che in Grecia avevano imbarcato in totale 8.300 alpini della divisione Julia che, terminato il loro turno sullo sciagurato fronte dei Balcani, tornavano in licenza.
Sul Galilea erano imbarcati 1.199 uomini, quasi tutti alpini del battaglione “Gemona”, alcuni bersaglieri, alcuni carabinieri, 99 civili di equipaggio, 16 militari addetti alle artiglierie e alcuni prigionieri greci.
Il convoglio viaggiava in doppia fila, con il Galilea in testa alla fila di dritta. Ai lati del convoglio procedevano alcune torpediniere, dragamine e un incrociatore ausiliario.
Sia le navi militari di scorta al convoglio, sia alcuni velivoli avevamo effettuato ricerche antisommergibile senza rilevare nulla.
Sul fondale era invece in agguato il sommergibile “Proteus” della Marina Britannica.
Alle 22,45 mentre era al traverso di Antipaxo, il piroscafo fu colpito da un siluro nella parte prodiera. Il Galilea sbandò sulla sinistra e si appruò.
A bordo si scatenò il panico. Le altri navi del convoglio e di scorta si dispersero per evitare il siluramento. Restò in zona solo la "Ca' da Mosto" per raccogliere i naufraghi, ma dal piroscafo, nonostante il C.te avesse fatto diramare il "si salvi chi può" nessuno si metteva in mare…..
Erano alpini, equipaggiati con scarponi e abiti pesanti, con poca o nessuna dimestichezza con il mare. Venivano dalle vallate delle Alpi, pochi di loro sapevano nuotare, pochi di loro avevano visto il mare prima di allora. Alla fine i sopravvissuti furono solo 284.
Alcuni superstiti raccontano che gli ufficiali alpini e i cappellani rimasero in quelle ore insieme ai loro uomini per intonare canti di montagna e inni alla Patria.
Alle 3,40 il piroscafo si inabissò.
Finì così la storia del “Galilea” e di quasi mille alpini che, scampati alle battaglie sui Balcani, tornavano in licenza e trovarono la morte in mare.
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