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Emozioni Sudafricane e relax a Mauritius

Ci siamo spostati verso il punto in cui il fiume Treur confluisce nel Blyde creando una bellissima cascata.

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Tornando verso il nostro van l’incontro con un grosso babbuino maschio; visti da vicino, questi primati, sono veramente impressionanti: hanno una dentatura possente con lunghi canini, sono molto grandi e se si alzano in piedi sono alti quanto un uomo. Non è consigliabile scontrarsi con uno di questi animali…

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Lasciando il paese di Graskop passiamo accanto a questo hotel ristrutturato da poco e in cui ogni stanza è stata assegnata ad una famiglia residente in città affinchè fosse arredata: tutto quello che è all'interno della stanza può essere acquistato dal turista che vi soggiorna e il ricavato va alla famiglia che ha arredato la stanza

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Ci dirigiamo ora in un punto panoramico da dove ammirare le Three Rondavel che si può tradurre in “le tre capanne”. Si tratta di tre colline di forma rotonda con una sommità più o meno appuntita che le fa assomigliare ai rondavel un tipo di capanna sudafricana. Vengono anche chiamate le “tre sorelle” in riferimento ad una leggenda che ne spiega la formazione.

C’erano 3 uomini di una tribù che si erano innamorati di 3 sorelle di un’altra tribù e volevano sposarle. Siccome non era accettabile che delle ragazze sposassero uomini di un’altra tribù, il padre delle ragazze si rivolse allo stregone del villaggio per far sì che il matrimonio fosse impedito. Lo stregone operò il suo incantesimo e trasformò i tre uomini in altrettante colline: le tre capanne.

Il capo della tribù dei tre uomini decise allora di rivolgersi allo stregone del suo villaggio per vendicare i 3 ragazzi trasformati in colline. Le tre sorelle vennero così trasformate in 3 aquile.

Qui raccontano che ogni tanto si vedono 3 aquile volteggiare sopra le tre colline.

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Ultima tappa il punto panoramico sul Blyde River Canyon: è considerato il terzo più grande canyon dopo il Grand Canyon in Arizona e il Fish River Canyon in Namibia. A differenza di questi due il Blyde River Canyon è completamente ricoperto di vegetazione subtropicale.

Lo spettacolo dal punto panoramico è incredibilmente meraviglioso, non a caso è stato paragonato all’Eden e il punto da cui si può ammirarlo è denominato “la finestra di Dio”.

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Inizia il viaggio di ritorno verso Hoedspruit dove trascorreremo l’ultima notte nella zona di Limpopo prima di trasferirci a Città del Capo.

Il panorama è caratterizzato da montagne rocciose e da coltivazioni di avocado, limoni e mandarini.

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Passiamo anche a fianco di un grande albero che sembra essere la pianta in vaso più grande al mondo.

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Arriviamo infine all’albergo che ci ospiterà questa notte. E’ circondato da aiole in cui si trovano numerose piante tra cui questo arbusto, praticamente privo di foglie ma con questi splendidi fiori. Si tratta di una pianta succulenta tipica del Sudafrica sud-orientale e viene chiamato “giglio dell’impala”.

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Da un albero scendono queste palle di rametti: sono i nidi degli uccelli tessitori; il maschio prepara il nido e se alla femmina sembra abbastanza confortevole entra per accoppiarsi e deporre le uova, ma se non è soddisfatta del lavoro distrugge il nido e costringe il maschio a costruirne uno nuovo.

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La serata trascorre in piacevole compagnia dei nostri compagni di viaggio.

Continua....
 
21 giugno

E' la mattina dei saluti con i compagni di viaggio che hanno condiviso con noi questa prima parte di Sudafrica.

Si parte per Città del Capo. Abbiamo il trasferimento all’aeroporto di Hoedspruit alle 10.30 quindi abbiamo tutto il tempo per una ottima colazione internazionale e sistemare le valigie.

Nel piccolo aeroporto tutto è molto “alla buona”. Il check in si fa sotto una tettoia a lato del piazzale dove arrivano i piccoli autobus. Questo è il controllo di accesso al gate e l’annuncio dei voli viene fatto non per altoparlante ma urlando nella piccola sala d’aspetto. Questo il duty free e c’è anche scritto di non dare da mangiare agli animali!

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Arriva il nostro piccolo aereo (42 posti in tutto), ci imbarchiamo alla volta di Cape Town.

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A bordo il pilota, il copilota e una sola hostess. E' il pilota stesso che chiude il portellone e di saluta di persona e non dalla cabina di pilotaggio come accade sempre.

Il volo dura circa 3 ore e l’arrivo all’aeroporto avviene compiendo un ampio giro sul mare.

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In aeroporto incontriamo la nostra nuova guida soprannominata Dido anche se il suo nome è Vincenzo. Ci accompagna al nostro hotel. Quando abbiamo prenotato il viaggio abbiamo dovuto scegliere l’hotel. Abbiamo scelto questo a circa 900 m dal Water Front perché completamente rinnovato nel 2024 e perché forniva il servizio di una navetta gratuita per il Water Front. Ci avevano detto in agenzia e poi ce lo ha ribadito Dido di evitare di andare a piedi da soli alla sera.

Durante il tragitto iniziamo a vedere le tre montagne che circondano la città:

il Picco del Diavolo

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la Table Mountain

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la Testa del Leone

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Su un palazzo le immagini dei due premi nobel sudafricani: il vescovo Tutu e Mandela

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L’albergo è molto bello con un ingresso in stile neoclassico e una hall a dir poco spettacolare. Anche la stanza è bellissima e dalla finestra si vede il porto commerciale di Cape Town.

Siamo arrivati nel tardo pomeriggio così abbiamo deciso di cenare direttamente in hotel e di riposare in previsione della giornata successiva che sarà piuttosto impegnativa.

Alcuni scatti della hall e della nostra stanza

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Intanto cala la notte.....

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22 giugno

La mattina incontriamo i nuovi compagni di viaggio con cui condivideremo due giorni per visitare la zona del Capo.

Costeggiamo il Victoria e Alfred Waterfront continuando poi sulla Beach Road che come dice il nome corre lungo la passeggiata a mare dove nonostante l’ora c’è già molta gente che passeggia o corre.

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Arriviamo a Mouille Point dove si trova questo faro acceso per la prima volta il 12 aprile 1824. Fu il primo faro solido sulla costa sudafricana ed è il più antico faro operativo del Paese.


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Il faro fu progettato dall'architetto tedesco Herman Shutte. La costruzione iniziò nel 1821 e fu completata nel 1823. Nel 1865 l'edificio fu ampliato fino a raggiungere l'altezza attuale.

Quando fu acceso la lampada funzionava ad olio di capodoglio ed aveva una portata di 6 miglia. Con la ristrutturazione del 1922 la portata è stata estesa a 22 miglia. Gli abitanti della zona a partire dal 1926 quando fu aggiunta una sirena da nebbia iniziarono a chiamarla “Minnie lamentosa”.
 
Abbiamo continuato a costeggiare passando per la Clifton Bay dove si trovano 4 spiagge tra le più famose della città che, con molta fantasia, sono state denominate “1a, 2a, 3a e 4a spiaggia; per arrivare in prossimità di Camps Bay dove si trova un punto panoramico da dove si può ammirare una bellissima spiaggia dove però è vietato fare il bagno a causa delle forti correnti che trascinano al largo.

La costa è caratterizzata da grandi massi di granito levigati dalla forza delle onde e dal vento e tra queste rocce avviene il nostro secondo incontro con le procavie che qui possiamo fotografare da più vicino.

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andando via incontriamo anche le faraone

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Questo il tragitto percorso finora.

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Continuiamo il viaggio lungo la penisola del Capo superando la Sandy Bay per arrivare a Hout Bay.

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Su un isolotto appena fuori la baia è presente una nutrita colonia di otarie; alcune di queste sono state abituate a ricevere cibo sulle banchine del porto. Le persone che le hanno abituate a venire sulle banchine del porto tutte le mattine le sfruttano per farsi pagare dai turisti per una foto con la foca.
 
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Saliamo su un battello e iniziamo la navigazione verso l’isola delle foche che si trova dietro il promontorio che delimita a ovest la baia. Il mare è decisamente molto mosso perciò è stato veramente difficile fare delle fotografie almeno accettabili. Insieme alle foche ci sono anche dei cormorani.

I maschi sono molto più grandi delle femmine ed hanno una sorta di criniera. Sull’isola i maschi erano tutti alzati come a voler testimoniare il loro potere sull’harem.

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Il ritorno in porto è stato ancora più movimentato per il mare sempre più infuriato e la pioggia che ha iniziato a cadere copiosa.

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Sulle alture dietro il porto si trova questo castello di Lichtenstein che è la copia esatta di un castello che si trova su una rupe nel Baden-Württemberg, in Germania. Ma nel 1986 il facoltoso Reynier Fritz, uomo d’affari sudafricano di sangue tedesco, vide per la prima volta lo Schloss Lichtenstein nella terra dei suoi antenati e, tornato in Sudafrica, decise di far costruire la sua fedele replica immersa nella natura rigogliosa di Hout Bay, dove viveva con la sua famiglia. I lavori durarono ben 12 anni e prima di morire Fritz riuscì a trasformarlo in una guest-house di lusso, nonché sede per eventi e matrimoni con una spettacolare vista sulla baia.

Alla sua morte la vedova vendette il castello ad un magnate russo per circa 1 milione di euro.

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Rientrati in porto rinunciamo a dare un’occhiata ai banchetti di souvenir a causa della pioggia battente. Risaliamo sul van e iniziamo a percorrere la Chapman’s Peak Drive.

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Continua....
 
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